Tassazione globale, evasioni fiscali multinazionali

L’accordo sulla Tassazione Globale delle Imprese al 15%: Un’Analisi sull’Applicabilità e le Evasioni Fiscali delle Multinazionali.

Nel 2021, oltre 140 paesi e territori hanno raggiunto un accordo storico sotto l’egida dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per fissare una tassazione globale minima del 15% sulle società, con l’obiettivo di eradicare i paradisi fiscali e costringere le multinazionali a pagare un’imposta minima. L’intenzione era di precludere alle grandi corporazioni, come Apple e Nike, la possibilità di trasferire i loro guadagni in giurisdizioni a bassa o zero imposizione attraverso manovre contabili e legali.

Tuttavia, come avvertito dall’EU Tax Observatory, un organismo di vigilanza fiscale sostenuto dall’Unione Europea, l’accordo ha visto la sua efficacia ridotta a causa di alcune lacune, che potrebbero consentire alle multinazionali di evitare di sottoporre alla tassazione minima alcuni loro profitti. Queste manovre risultano in una perdita di entrate fiscali stimata tra i $100 miliardi e i $240 miliardi all’anno, secondo l’OCSE. Inizialmente, si prevedeva che l’accordo avrebbe generato entrate pari a quasi il 10% del totale delle entrate fiscali delle società a livello globale, ma ora, a causa delle lacune, si stima che genererà meno del 5%.

Una delle lacune significative evidenziate è legata alla possibilità per le società di mantenere una tassazione inferiore al 15% nelle giurisdizioni in cui hanno operazioni tangibili, come fabbriche, magazzini, negozi e uffici. Questo potrebbe incentivare le società a spostare la produzione in paesi con aliquote fiscali inferiori al 15%, alimentando così una “corsa al ribasso” con le aliquote fiscali sul reddito delle società.

Un’altra lacuna permette ai paesi di offrire crediti fiscali per attività quali la ricerca e lo sviluppo o gli investimenti in fabbriche locali, che possono ridurre l’aliquota fiscale delle società al di sotto del 15% e rimanere comunque in conformità con l’accordo del 2021.

In particolare, multinazionali come Apple e Google, noti per la loro capacità di ottimizzazione fiscale, potrebbero trovare modi per navigare attraverso queste lacune. Ad esempio, potrebbero spostare ulteriormente le operazioni tangibili in paesi con aliquote fiscali favorevoli o sfruttare i crediti fiscali offerti per attività di ricerca e sviluppo e altri investimenti.

L’EU Tax Observatory ha anche espresso preoccupazione per la crescente tendenza dei governi a concedere incentivi fiscali per tecnologie verdi per combattere il cambiamento climatico. Sebbene queste iniziative siano lodevoli, l’osservatorio avverte che potrebbero ridurre ulteriormente le entrate fiscali e aggravare le disuguaglianze, aumentando i profitti netti dei detentori di azioni, che tendono a essere situati nella parte alta della distribuzione del reddito.

Infine, è importante notare che, nonostante le critiche, l’EU Tax Observatory ha elogiato gli sforzi separati per fermare l’evasione fiscale da parte dei più ricchi, sottolineando l’iniziativa del 2017 di scambio automatico di informazioni fiscali tra le autorità di tutto il mondo come un passo significativo verso una maggiore trasparenza e l’applicazione delle leggi fiscali.

In conclusione, l’accordo sulla tassazione globale delle imprese al 15% rappresenta un passo avanti verso una maggiore equità fiscale a livello globale. Tuttavia, le lacune esistenti potrebbero ridurne l’efficacia, permettendo alle grandi multinazionali di continuare a sfruttare i meccanismi di ottimizzazione fiscale. Per affrontare queste sfide, sarà cruciale per i paesi e le organizzazioni internazionali lavorare insieme per rinforzare l’accordo e chiudere le lacune che permettono l’evasione fiscale.

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.