Ocse web tax

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), con sede a Parigi, ha presentato mercoledì un nuovo trattato multilaterale. Se ratificato da un numero sufficiente di paesi, questo sostituirà le molteplici imposte nazionali sui servizi digitali attualmente in vigore. 

Con la pubblicazione del testo, l’attenzione si concentra in particolare sugli Stati Uniti. 

Lì, è necessaria una maggioranza di due terzi nel Senato, attualmente fortemente diviso, per ratificare i trattati.

Questo documento rappresenta la prima fase di una ristrutturazione su due fronti delle norme fiscali internazionali per le multinazionali. Nonostante quasi 140 paesi l’abbiano approvato nel 2021, la sua applicazione sta dimostrando di essere un processo complesso e lento.

Numerosi stati lamentano che l’attuale sistema fiscale mondiale frammentato permette alle multinazionali, in particolare alle grandi aziende tecnologiche statunitensi, di pagare poche imposte nei paesi in cui registrano alti profitti. Questo ha spinto alcune nazioni a introdurre imposte digitali proprie, nonostante le resistenze da parte degli USA.

Il trattato proposto stabilisce le regole per una redistribuzione dei diritti di imposizione su circa $200 miliardi di profitti delle multinazionali maggiori, assegnandoli ai paesi in cui avvengono le vendite. 

L’OCSE stima che ciò porterebbe a un incremento delle entrate fiscali globali tra i $17 miliardi e i $32 miliardi, con benefici maggiori per i paesi a reddito basso e medio.

Se il trattato venisse ratificato, i paesi con imposte nazionali sui servizi digitali in vigore, o in progettazione, dovrebbero eliminarle. 

Questa clausola ha un’importanza particolare per Washington, dato che molte di queste tasse sono state introdotte con l’obiettivo di colpire grandi aziende digitali statunitensi come Google, Amazon e Apple.

Per la validità del trattato, è necessario che almeno il 60% dei paesi in cui hanno sede le multinazionali coinvolte lo ratifichino, rendendo fondamentale la partecipazione degli Stati Uniti.

Manal Corwin, responsabile della fiscalità all’OCSE, ha sottolineato che non ratificare il trattato potrebbe portare a “conseguenze gravi”, non solo a causa della possibile diffusione delle imposte sui servizi digitali e delle relative rappresaglie commerciali. 

Corwin ha dichiarato ai giornalisti: “Questo potrebbe anche minare la stabilità dell’intero sistema internazionale su cui si basano da tempo sia i paesi che le aziende“.

Infine, va notato che la seconda fase dell’accordo fiscale globale del 2021 stabilisce una tassa minima sulle società del 15%, che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno.

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.