Carbon Tax

L’Unione Europea inaugurerà la fase iniziale della tassa sulle emissioni di carbonio alle frontiere (CBAM) il mese prossimo, obbligando gli importatori a dichiarare le emissioni di CO2 dei prodotti venduti in Europa, come l’acciaio e il cemento. 

Chi non rispetterà queste norme sarà soggetto a sanzioni finanziarie.

L’obiettivo di questa nuova politica è proteggere le industrie interne dell’UE, evitando che vengano svantaggiate da competitor esteri con standard di emissione inferiori. 

Una volta che sarà pienamente attiva dal 2026, gli importi nell’UE saranno soggetti a una tassa sulla CO2 equivalente a quella che le aziende europee pagano attualmente sul mercato interno.

Paesi come Turchia, Ucraina, Cina e Russia potrebbero vedere i maggiori volumi di esportazioni interessati da questa tassa. Tuttavia, va notato che il commercio tra l’UE e la Russia ha subito un netto calo in seguito al conflitto in Ucraina.

Mentre le industrie europee, britanniche e ucraine anticipano un impatto limitato nella fase iniziale, esprimono preoccupazioni riguardo alle possibili ripercussioni una volta attuata la tassa completa nel 2026.

Da ottobre, nella fase di prova, sarà richiesto di dichiarare le emissioni per prodotti come acciaio, cemento, alluminio, elettricità, fertilizzanti e idrogeno. 

Sanzioni fino a 50 euro per tonnellata di CO2 saranno applicate a chi omette questa dichiarazione.

Un portavoce della UK Steel ha minimizzato le possibili ripercussioni nella fase di segnalazione iniziale, mentre un portavoce per ArcelorMittal in Ucraina ha evidenziato preoccupazioni riguardo ai costi di adattamento nel 2026.

La tassa non sarà applicata a importazioni da nazioni con un prezzo del carbonio equiparabile a quello dell’UE. 

Questo potrebbe favorire l’Ucraina, che sta allineando le proprie politiche climatiche con quelle europee.

Bruxelles spera che questa tassa possa incentivare le aziende estere a ridurre le loro emissioni. Tuttavia, ci sono state alcune voci critiche: per esempio, la China Iron and Steel Association ha avvertito che ci potrebbero essere aumenti dei prezzi delle esportazioni di acciaio cinese in Europa tra il 4% e il 6%.

È essenziale che l’UE garantisca che non si abusi di questo sistema. 

Se non ci si basa su dati reali di emissioni, questa tassa non avrà l’effetto desiderato. La fase transitoria dovrebbe servire a definire regole più solide, eliminando eventuali lacune.

Mentre il 2026 si avvicina, le preoccupazioni relative a frodi ed abusi aumenteranno, specialmente quando l’UE inizierà a eliminare gradualmente i permessi gratuiti di CO2 attualmente concessi alle aziende europee.

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.