La Dubai Financial Services Authority (DFSA) ha lanciato una task force sulla finanza sostenibile (TFSF) nel Dubai International Financial Centre (DIFC).
Questo arriva settimane dopo che International Adviser ha intervistato i consulenti finanziari con sede negli Emirati Arabi Uniti e ha scoperto che solo per il 26% dei loro clienti il fattore ESG è “assolutamente” importante.
L’ acronimo ESG (Wiki) indica rispettivamente i termini Environmental, Social, Governance e identifica una tipologia di investimenti basati sulla responsabilità ambientale, sociale e di pratiche di governance etiche e trasparenti.
I fattori ESG sono oramai diventati preponderanti nelle scelte di investimento, in special modo da parte dei Millennials, molto più sensibili alle tematiche ambientali e di giustizia sociale.
Le scelte di investimento prendono in considerazione non solo i dati rappresentativi del bilancio aziendale, ma anche del c.d. “bilancio sociale”, un report annuale che esplica quali e quante sono state le ricadute delle attività aziendali sull’ambiente dove esse operano.
Il peso cioè la comunità ha sostenuto in termini di consumo del territorio, di risorse, inquinamento, ma anche -per i più virtuosi- dei benefici indiretti di cui ha beneficiato, quali possono essere recuperi di aree disagiate, bonifiche, costruzione di strade, asili, centri medici.
Composto da membri di 12 entità finanziarie con sede a Dubai nella DIFC, il TFSF mira a portare avanti le discussioni riguardanti la finanza sostenibile con l’obiettivo di sostenere l’applicazione coerente e l’adozione di standard normativi globali.
Tra le aziende che fanno parte della task force ci sono: BlackRock, Credit Agricole Corporate and Investment Bank, HSBC Bank Middle East, Lloyd’s of London, Moody’s Investors Service Middle East, Natixis, PwC, Standard Chartered, Sumitomo Mitsui Banking Corporation e Zurich Insurance Company.
Il settore finanziario ha un enorme potere nel delineare gli sviluppi futuri della sostenibilità ambientale e sociale, incanalando le risorse verso gli operatori impegnati nell’innovazione e nella riduzione delle emissioni, nonché verso le aziende che si dimostrano più sensibili al benessere delle comunità ove operano piuttosto che al solo profitto per gli azionisti; penalizzando nello stesso tempo quelle aziende che mantengono in essere attività e processi lavorativi con alti impatti negativi.