Il recente rapporto del Tax Justice Network ha rivelato che i territori d’oltremare del Regno Unito, come le Isole Vergini Britanniche, le Isole Cayman e Bermuda, sono tra i principali facilitatori mondiali dell’evasione fiscale da parte delle grandi multinazionali. Queste giurisdizioni rappresentano un’enorme fonte di perdita di entrate fiscali globali, stimata in circa 84 miliardi di dollari all’anno. Secondo la ricerca, tali perdite derivano dall’uso di meccanismi complessi che consentono alle aziende di evitare di pagare le imposte sui profitti nei paesi in cui operano, riducendo così i fondi disponibili per i servizi pubblici essenziali come sanità ed educazione.
Il Regno Unito, che mantiene un controllo legale e costituzionale su molti di questi territori, è stato criticato per la sua mancanza di impegno nel porre fine a tali pratiche. Nonostante la normativa esistente, come il Sanctions and Anti-Money Laundering Act del 2018, che richiede maggiore trasparenza sui registri dei beneficiari delle aziende, i progressi sono stati lenti. Solo pochi territori hanno implementato queste misure, e la mancanza di trasparenza continua a favorire la segretezza finanziaria e l’evasione fiscale su scala globale.
Oltre a essere responsabile per una parte significativa dell’evasione fiscale mondiale, il Regno Unito ha anche ricevuto pressioni per sostenere iniziative internazionali, come la Convenzione Fiscale delle Nazioni Unite, che potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro l’evasione fiscale. Tuttavia, il governo britannico ha finora opposto resistenza a tali sforzi, aggravando le disuguaglianze fiscali a livello globale.