La tassazione delle criptovalute in India è entrata in vigore giovedì, imponendo alle imprese e agli investitori individuali di pagare una imposta 30% sui profitti ricevuti.
Oltre alla tassazione sulle plusvalenze, i cittadini indiani saranno anche costretti a pagare una imposta alla fonte dell’ 1% (TDS) – che entrerà in vigore il 1° luglio.
Il TDS nel caso delle crypto richiederà agli investitori di pagare per ogni transazione, anche quando le crypto vengono acquistate, trasferite in un portafoglio digitale o utilizzate per acquistare token non fungibili (NFT).
Un altro impatto significativo sugli investitori è la “quarantena delle perdite per attività”, il che significa che gli investitori non sono più in grado di compensare una perdita di una cripto con i profitti di un’altra.
Gli indiani inoltre non saranno autorizzati a dedurre spese o indennità nel calcolo del reddito delle criptovalute, tranne il loro costo di acquisizione.
Molti temono la fuga degli imprenditori e delle startup di criptovalute nazionali verso paesi progressivi tra cui UAE, Germania o Singapore.
“Una tassazione onerosa rappresenta una sfida per l’industria delle criptovalute in India”, ha detto Sumit Gupta, CEO di CoinDCX. “Un’aliquota fiscale del 30% soffocherà certamente la crescita e abbiamo già visto molte cripto lasciare l’India”.
Anche i volumi di trading dovrebbero subire un colpo a causa della TDS facendo perdere al paese “enormi opportunità”.
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[…] governo indiano ha fatto un enorme passo avanti quando ha imposto una tassa del 30% sulle criptovalute a partire dall’aprile di […]