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Una tassa UE sui cosiddetti passaporti d’oro è tra i suggerimenti che il Parlamento Europeo (PE) sta proponendo per affrontare le preoccupazioni di lunga data sui controversi Programmi di Cittadinanza Economica.

In un ampio rapporto, gli esperti del PE sostengono che una tassa “ridurrebbe gli incentivi” per le persone ricche ad utilizzare lo schema, limitando così i potenziali rischi che essi comportano.

La misura ridurrebbe i profitti dei paesi che attuano tali schemi, deviando le tasse verso gli stati membri che non hanno programmi simili.

Mentre il rapporto non propone un’aliquota specifica, fonti governative hanno detto al Times of Malta che le discussioni preliminari hanno fatto balenare l’idea di una tassa del 15 per cento delle entrate annuali dei Programmi di Cittadinanza Economica.

Il rapporto suggerisce anche una regolamentazione sulle condizioni, garanzie e salvaguardie per promuovere la trasparenza e facilitare le verifiche a livello dell’Unione Europea.

Il documento del PE è essenzialmente un esercizio accademico che esplora diversi scenari politici possibili.

Gli eurodeputati hanno discusso di questi schemi nell’ottobre 2020, con la maggioranza dei partecipanti che si sono espressi contro il fatto che la cittadinanza dell’UE sia scambiata come una merce.

Lo schema di Malta, lanciato nel 2014, ha generato 1,5 miliardi di euro in sei anni.

Nel 2019, la Commissione europea ha identificato gli schemi di passaporto d’oro come un aumento del rischio di possibili infiltrazioni di gruppi di criminalità organizzata non UE, così come il riciclaggio di denaro, la corruzione e le possibilità di evasione fiscale.

Il programma originale di Malta per gli investitori individuali è stato sostituito da un nuovo schema con controlli più severi.

Malta è attualmente coinvolta in una disputa legale sul programma con la Commissione europea che minaccia di portare il paese alla Corte di giustizia europea.

Il documento del PE, noto come valutazione del valore aggiunto europeo, propone cinque diversi approcci politici per affrontare gli schemi di cittadinanza economica.

Il primo è un requisito minimo di presenza fisica, che stabilirebbe un periodo durante il quale il richiedente e i suoi familiari devono vivere fisicamente nel paese.

In alternativa, il rapporto suggerisce che l’UE potrebbe imporre una condizione per cui tutti gli stati membri che operano tali schemi sarebbero tenuti ad “allineare le loro misure di controllo e di due diligence con quelle stabilite nell’UE”.

Il rapporto afferma che una regolamentazione comune aumenterebbe la trasparenza e abbasserebbe il rischio di riciclaggio di denaro e di evasione fiscale posto da tali schemi.

Ridurrebbe infine la domanda di tali schemi e abbasserebbe i rischi per la sicurezza.

Il rapporto suggerisce anche che i legislatori considerino di eliminare completamente tutti i programmi di cittadinanza e residenza.

L’UE non è mai stata entusiasta di questi schemi e ha ripetutamente chiesto agli stati membri, compresa Malta, di eliminarli gradualmente.

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.