G20 e tassa minima globale

G20 e tassa minima globale.

La riforma della tassazione internazionale parte da Venezia, ove si è tenuto l’incontro del G20. 

L’accordo sottoscritto da 130 nazioni OCSE mira a limitare le possibilità delle multinazionali di re-localizzare i profitti nei paesi a bassa tassazione. 

Da notare come già in ambito Europeo vi siano tre nazioni contrarie all’istituzione di una tassa minima globale: Irlanda, Estonia, Ungheria (Cipro non ha partecipato alle trattative). Gli altri contrari sono Perù, Barbados, Saint Vincent and Grenadines, Sri Lanka, Nigeria e Kenya. 

Ma cosa prevede la tassa minima globale sviluppata dal G20? 

La proposta attuale è formata da due pilastri.

Il primo riguarda una aliquota minima del 15% a carico di tutte le multinazionali con ricavi superiori ai 750 milioni di euro. In sostanza se ad esempio la tech company con sede in US, dichiara di essere fiscalmente residente in una nazione che impone il 5% di tasse, il 10% di differenza (15-5) lo verserà negli States ove ha la sede. 

Il secondo riguarda le multinazionali con ricavi di oltre 20 miliardi di dollari ed un margine operativo superiore al 10%. Secondo quanto previsto una parte del margine eccedente il 10% dovrà essere tassata nei Paesi in cui l’azienda realizza le vendite. 

Ti devi preoccupare?

A meno che la tua azienda non rientri nel gruppo delle 100 multinazionali più potenti al mondo (sarei lusingato di averti come lettore), non ti devi minimamente preoccupare di questa tassa minima globale. 

Pensa: con molta probabilità gran parte delle attività di Amazon non saranno soggette alla Global Tax. 

Game Over per i Paradisi Fiscali?

No, assolutamente. Benché le 100 maggiori multinazionali riescano a muovere cifre enormi, vi sono altre migliaia, milioni, di aziende sotto-soglia che potranno tranquillamente continuare a sfruttare i paradisi fiscali. 

Inoltre vale sempre il detto “fatta la legge, trovato l’inganno”. Con molta probabilità una volta definita precisamente la normativa, le nazioni penalizzate troveranno il modo di aggirare il problema ad esempio utilizzando crediti d’imposta o rimborsi. 

Un semplice riferimento lo abbiamo su Malta, benché l’imposta sia ufficialmente del 35% ( quindi ben superiore alla tassa minima), attraverso il meccanismo del rimborso la tassazione effettiva scende al 5%. 

Dietro i proclami del G20, ove si parla di equità fiscale, si nasconde però uno nuovo subdolo sistema coloniale. Ove non è possibile imporre il proprio controllo fisico sulle piccole nazioni, si ricorre alle sanzioni economiche quali sono le black list e l’imposizione di una tassa minima.

https://www.prestigeintercorp.com/

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.

Un pensiero su “G20 e Tassa Minima Globale”

I commenti sono chiusi.