wirecard e fintech

Del caso Wirecard se ne è parlato e se ne parlerà per molto tempo. Non è mia intenzione in quest’articolo addentrarmi in valutazioni o supposizioni di sorta. Sarà compito delle autorità preposte individuare responsabilità di gestione e di vigilanza.

Ciò che invece vorrei analizzare in quest’articolo sono gli scenari economici e sopratutto monetari legati al settore fintech in generale. Settore che finora è sempre stato visto come una nicchia, un fratello minore del sistema bancario tradizionale ma che in realtà ha grandi ripercussioni sui sistemi bancari nazionali. Vediamo come.

Situazione precedente (fino al 2010 circa)

Prendiamo il sig.Mario, residente in un qualsiasi Comune italiano. Per questa analisi poco importa se Mario è un dipendente, un autonomo o un pensionato; quello che importa è che detiene un conto bancario aperto presso la locale Cassa Rurale e con un saldo di 10.000 euro.

Ora, come spesso accade Mario non essendo pienamente soddisfatto dei costi e dei servizi offerti dalla sua banca decide di cambiare. Sicuramente fino al 2010 si sarebbe semplicemente recato presso un differente Istituto nel suo Comune, o in una città vicina, per valutare le offerte e aprire un conto con Unicredit, Banca Intesa o perché no con una diversa Cassa Rurale.

Certo per la vecchia banca è una “perdita”, dai loro bilanci escono 10.000 euro che però vanno ad incrementare quelli della nuova. Entrambe le banche sono italiane, entrambe le banche fanno riferimento alla Banca d’Italia e per il bilancio monetario nazionale questa transazione è indifferente. Vedremo poi cosa significa questa affermazione.

Situazione attuale

Oggi, grazie alle Fintech Mario ha maggiori e diverse opzioni. Invece di recarsi in una filiale Mario probabilmente andrà su Google usando il suo smartphone o il suo tablet ed inizierà a cercare delle offerte.
E ne troverà, tante e varie. Conti gratuiti, bonifici gratuiti, carte Visa e Mastercard con alti limiti di spesa mensili e fees ridicole. Non ha che l’imbarazzo della scelta ed il più delle volte in meno di un’ora avrà il suo nuovo conto online attivo, senza essersi mosso dal divano.

Ora Mario può trasferire il suo saldo alla nuova banca ma, sorpresa! Il suo nuovo IBAN non inizia con IT ma bensì con DE, GB, NL, LV, LT e così via. Sì, il suo nuovo conto non è più in una banca italiana ma in na diversa banca Comunitaria. Mario probabilmente ne sarà ulteriormente felice, si sa che la fiducia nelle banche italiane non è massima tra gli utenti ed inoltre abbiamo l’Agenzia delle Entrate che può agilmente mettere il naso nei conti dei cittadini per verificare come usano il loro denaro.

Mario ha quindi preso due piccioni con una fava. Meno costi, maggior efficienza, maggior riservatezza.

Ma a livello nazionale cosa è accaduto? Una banca italiana ha “perso” 10.000 euro di depositi in favore di una banca tedesca ( ad esempio). Certo, 10.000 euro sono pochi, nulla rispetto ai miliardi di moneta in circolo ma se moltiplichiamo questa cifra per gli “X” Mario residenti in Italia che per un qualsiasi motivo hanno un conto estero le cifre in ballo cambiano.

Moltiplicazione dei depositi e riserva obbligatoria

Come certamente saprete, le banche non detengono il 100% dei depositi come riserve. Per regolamento devono mantenerne solo una piccola parte, stabilita dalla Banca d’Italia sulla base di diversi fattori sia di esposizione finanziaria dell’istituto stesso, che di politica monetaria.

In questo frangente non serve approfondire ulteriormente, ci basti sapere che una parte dei depositi andrà a riserva ed un’altra potrà essere utilizzata per erogare prestiti e mutui. Per comodità di ragionamento considererò una riserva obbligatoria del 10%.

Torniamo al nostro amico Mario ed al suo conto presso la Cassa Rurale.
Una riserva del 10% su un deposito di 10.000 equivale a 1000 euro di accantonamento e 9000 euro di moneta liberamente utilizzabile dalla banca per erogare nuovi prestiti e mutui.

Un rapido calcolo matematico ci porterà a scoprire che 10.000 euro di deposito iniziale generano 100.000 euro di moneta, di cui 90.000 circolanti e 10.000 in riserve.

Quando Mario chiude il suo conto alla Cassa Rurale, priva questa della possibilità di creare a cascata 100.000 euro di nuova moneta. In poche parole la banca avrà meno possibilità di intervenire per sostenere con prestiti famiglie ed aziende. Più una banca è “povera” di depositi e meno sarà in grado di emettere finanziamenti.

Ora, fino a 10-15 anni fa questo non era un grande problema, la Cassa Rurale ha perso i 10.000 ma li ha guadagnati la banca sull’altro lato della strada. A livello locale e nazionale il cambiamento non ha influito sull’offerta di moneta.

Ma oggi? I 10.000 euro che Mario ha prelevato dalla banca italiana per depositarli nella Fintech tedesca hanno “impoverito” l’offerta di moneta italiana ed arricchito quella tedesca ( olandese, lettone, francese quello che preferite). Moltiplichiamo questo calcolo per le migliaia di italiani titolari di carte, conti, e-wallet registrati nei più disparati angoli del globo e scopriremo che a conti fatti parliamo di miliardi di euro di moneta non disponibile in Italia.

Capite ora perché molti Paesi europei e non supportano e incentivano la creazione di servizi Fintech?
Più società Fintech hai sul territorio, maggiori depositi esteri avrai. Maggiori depositi consentono maggior creazione di moneta a livello nazionale e di conseguenza maggiore disponibilità per supportare aziende e famiglie. Specie nei momenti di crisi.

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.

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