europa risiko

Raramente ho condiviso su questi spazi notizie prettamente politiche.

Oggi però voglio condividere con voi un articolo apparso il 2 febbraio 2023 su MENAFN (www.menafn.com) relativo all’attuale situazione in Ucraina, in modo da darvi un riferimento, un punto di vista esterno e diverso a quanto normalmente raccontato dai media europei.

Giocare a Risiko da ubriachi

Per troppo tempo Washington si è rifiutata di pensare in modo strategico ad alcune delle principali questioni di politica estera del nostro tempo.

Nei rari casi in cui i politici di Washington pensano in modo strategico, le strategie che escogitano sembrano più che altro concepite durante una partita a Risiko giocata sotto l’effetto dell’alcol.

È il caso dell’attuale preoccupazione americana per l’Ucraina.

I russi hanno invaso l’Ucraina. Hanno impegnato l’intera società nella guerra. Nelle parole del popolare analista geopolitico Peter Zeihan, questa è “l’ultima guerra della Russia”.

La loro società non sopravviverà oltre il decennio e l’economia e il sistema politico della Russia crolleranno perché Vladimir Putin è andato oltre in consentito in Ucraina.

Tutte queste affermazioni potrebbero essere vere. I vertici di Washington hanno deciso di testare i limiti di queste ipotesi, puntando tutto sul sostegno all’Ucraina, paese non membro della NATO, anche a costo di rischiare un’altra guerra mondiale.

E se le cose non dovessero andare come previsto? In guerra, ovviamente, i piani raramente sopravvivono al primo contatto con il nemico.

Il ragionamento di Washington è il seguente: con “basso costo” di vite ucraine e di dollari dei contribuenti americani, l’Occidente può porre fine alla minaccia strategica di Putin agli Stati Uniti e ai suoi partner della NATO.

Aggiungendo un po’ di generosa retorica sul salvataggio della democrazia e accusando gli scettici del piano di essere dei nuovi Neville Chamberlain, si ottiene una dinamica vincente.

Inoltre, nessun americano (e nessun europeo) sta morendo. Non è come in Iraq o in Afghanistan. Questa è una guerra postmoderna, “pulita”, tra grandi potenze, e i russi non possono fare nulla per fermare la c.d. “comunità internazionale”.

Questo è il pensiero.

E, amici miei, sono qui per dirvi che questo è lo stesso tipo di analisi bidimensionale che ci ha fatto impantanare nelle fallimentari guerre in Medio Oriente degli ultimi 20 anni. Anche se non ci saranno (ancora) grandi eserciti statunitensi in Ucraina, resta il fatto che lo stesso tipo di pensiero velleitario che ci ha bloccati in Iraq ha ora intrappolato gli Stati Uniti in una guerra impossibile da vincere in Ucraina.

Pensateci: ci viene detto che Volodymyr Zelensky, il leader ucraino, è Winston Churchill. Certamente, Zelensky sta facendo del suo meglio per salvare la sua nazione e questo è un atto ammirevole. Tuttavia, nonostante la buona stampa occidentale, è meno Churchill e più Ahmed Chalabi.

Il nostro marchio è il fallimento

Per chi non lo conoscesse, Chalabi era un esule iracheno corrotto e sostenuto dall’Iran che sognava di sostituire Saddam Hussein in un Iraq post-invasione.

Lui e i suoi compagni di esilio iracheni hanno convinto i neo-conservatori che circondavano l’ex presidente George W. Bush a invadere l’Iraq sulla base di informazioni poco affidabili.

Dopo aver rovesciato Saddam Hussein, però, il piano è andato a rotoli.

Il gruppo di Chalabi, l’Iraqi National Congress (INC), si è dimostrato incapace di raccogliere il sostegno popolare del popolo iracheno in un Iraq post-Saddam o di essere un partner affidabile per gli americani.

Ma la cosiddetta strategia elaborata dai geni di Washington sembrava incredibile sulla carta!

Prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003, gli americani credevano che si sarebbero liberati con facilità del persistente fastidio che Saddam Hussein poneva agli Stati Uniti – perché, secondo gli esuli assetati di potere, stava costruendo bombe nucleari e condivideva questa capacità con Al Qaeda.

Gli americani avrebbero quindi installato un regime democratico filo-americano sotto il controllo di Chalabi e avrebbero recuperato i costi subiti a causa dell’ operazione sfruttando le abbondanti ricchezze petrolifere dell’Iraq. Inoltre, gli americani si sarebbero inseriti nel cuore del commercio petrolifero globale catturando le forniture di petrolio dell’Iraq.

Piano perfetto; risultati non altrettanto perfetti.

In Iraq non è nata la democrazia. Le ricchezze petrolifere non sono state utilizzate per recuperare le perdite finanziarie dell’America.

Oggi gli americani sono fuori dall’Iraq e non controllano più i flussi strategici di petrolio.

Lungi dallo stabilizzare la regione, naturalmente, l’inserimento permanente di forze americane ha trasformato l’area ricca di risorse in un focolaio di anti-americanismo. L’intervento statunitense ha inoltre esacerbato la minaccia islamista per gli Stati Uniti.

Oggi, i gruppi estremisti islamici hanno proliferato oltre l’Afghanistan in quasi tutto il Medio Oriente, mentre il rovesciamento di Saddam Hussein ha creato un vuoto di potere che l’Iran anti-americano sta riempiendo.

Siamo prossimi al ventesimo anniversario dell’invasione statunitense dell’Iraq e l’establishment della politica estera di Washington ha commesso lo stesso identico errore di allora, solo che questa volta è in Ucraina e contro una grande potenza nucleare come la Russia.

Ci siamo impegnati in un piano che non aveva alcuna attinenza con la realtà e poi ci siamo detti che avrebbe funzionato, anche quando chiaramente non sarebbe andata come annunciato.

La NATO sta distruggendo se stessa, non la Russia

Con la notizia diffusa dal controverso giornalista investigativo Seymour Hersh, secondo cui lo scorso settembre il gasdotto Nordstream, che collegava l’abbondante ed economico gas naturale russo all’Europa attraverso la Germania, potrebbe essere stato sabotato dagli Stati Uniti, si scopre un elemento del tutto nuovo di questo lento disastro europeo.

Washington ha detto al mondo che stava sostenendo l’Ucraina “per preservare” la NATO (nonostante il fatto che l’Ucraina non fosse e non sia tuttora un membro della NATO). Eppure, per tenere la Germania, uno dei principali membri della NATO, dalla parte della guerra russo-ucraina, Washington avrebbe condotto un attacco segreto alle infrastrutture civili critiche del paese, che avrà conseguenze durature e negative per l’economia tedesca.

Con questa notizia ora alla luce del sole, come pensa Washington che reagirà il popolo tedesco?

Oggi in Germania c’è un’ampia – e crescente – opposizione alla NATO con un’estrema destra e un’estrema sinistra pro-russa.

Questa notizia, unita alle terribili condizioni economiche che la guerra ha portato, porterà probabilmente alla fine del governo pro-NATO e all’ascesa di un governo che indebolirà l’ Alleanza Atlantica più di quanto non abbia già fatto l’incosciente comportamento dell’America.

Mentre ciò accade, la Russia continua ad avanzare in Ucraina.

Tutto ciò che l’intervento americano in Ucraina ha ottenuto finora è stato quello di mettere la Russia totalmente contro l’Ucraina e l’Occidente, con maggiori difficoltà a trovare un accordo di pace in tempi brevi.

Le forze russe saranno molto più vicine al fianco orientale della NATO e Mosca potrebbe persino decidere di inasprire ulteriormente i toni, come ritorsione per i tentativi mal riusciti di “spezzare l’esercito russo sul campo”.

Washington non ha affatto distrutto l’esercito russo. Ha distrutto la propria potenza e la NATO nel tentativo insensato di sconfiggere una grande potenza rivale, come la Russia, senza combatterla direttamente.

Così facendo, potrebbe finire per dover combattere la Russia solo da una posizione molto più debole di quella che aveva all’inizio della guerra russo-ucraina.

Questa non è strategia. È ingenuità ideologica. E rischia di scatenare un’altra guerra mondiale.

Cosa fare?

Per uscire dall’attuale situazione, l’America deve porre fine al suo impegno incondizionato nei confronti dell’Ucraina e concentrarsi invece sul rafforzamento del fianco orientale della NATO.

La NATO era un’alleanza multilaterale difensiva, non un veicolo per la proiezione unilaterale della potenza americana.

Se Washington tornerà a vedere la NATO in questo modo, si potrà ancora evitare una catastrofe geopolitica. Washington e Bruxelles devono lavorare per ripristinare una parvenza di diplomazia anche con Mosca.

Se Washington continua a riversare le sue risorse, il suo tempo e il suo prestigio nella causa persa dell’Ucraina, i risultati saranno catastrofici come lo furono per l’Europa nel 1914 – e una vittoria occidentale in quelle condizioni non è assicurata.
Oggi questa guerra tocca i cittadini europei “di striscio”. Certamente ci sono ripercussioni economiche, ma alla fine dei conti nessuno scende in trincea con un fucile in mano. 

Ma se ciò dovesse accadere? 

La vittoria o meno della Russia in Ucraina non è importante quanto le conseguenze che il conflitto in corso avrà sull’alleanza NATO e sul futuro politico ed economico dell’Europa.

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.