Due Diligence e AML

Due Diligence e AML, cosa sono? 

Chiunque si sia mai trovato a dover aprire un conto bancario (online o meno), o una società a livello internazionale sicuramente si sarà scontrato – più o meno duramente – con le procedure di Due Diligence e AML. 

Ma cosa sono e sopratutto cosa significano questi termini? 

AML, ossia Anti Money Laundering, identifica una serie di verifiche e procedure atte a prevenire il riciclaggio ed il finanziamento al terrorismo o alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. 

Non è una contorta invenzione delle banche, dei service providers o tantomeno dell’Unione Europea o della BCE.

Sono procedure standard, riconosciute a livello internazionale a cui tutti i player operanti nei servizi finanziari, corporate, real estate devono sottostare. 

Le procedure AML fanno parte della più ampia Due Diligence, che a sua volta ha il compito di prevenire illeciti internazionali ed identificare con sicurezza il titolare effettivo di un conto bancario. 

Illeciti che non riguardano la semplice evasione fiscale, a nessuno interessa particolarmente se tu vendi su Shopify senza pagare le imposte in Italia. 

Interessa invece verificare che tu, o qualcuno a te legato – aziende comprese – non compaia in qualche lista di individui sotto sanzione ONU, sotto sanzioni USA, UE o altre sanzioni specifiche. 

Tanto per farti qualche esempio vi sono sanzioni legate alla situazione in Medio Oriente, Iran, Iraq, Yemen, Afganistan. Individui ed aziende con legami ad organizzazioni terroristiche, o relative alla proliferazione delle armi nucleari. 

Altre sanzioni riguardano la Crimea, la Bosnia Herzegovina, il Kosovo, Montenegro, la Corea del Nord. 

Come puoi ben immaginare dietro ad ognuna di queste sanzioni, vi sono centinaia, migliaia di persone ed aziende alle quali è vietatissimo fornire servizi. 

Sì, lo so, sei un tranquillo imprenditore che vuole solo evitare di venire spennato dal fisco, ma la banca questo non lo sa per certo e lo deve verificare. 

Come si fanno le verifiche? Vi sono software, database e servizi appositi. 

Basta fornire il tuo nome, cognome, data di nascita ed in un attimo si può verificare se il tuo nome compare su qualche lista particolare. 

In alcuni casi vengono verificati anche i database di quotidiani, siti di notizie e simili. Ovviamente più i dati inseriti sono dettagliati e più il risultato sarà preciso. 

Verificato che tu non rientri in qualche categoria di sanzionati o “attenzionati” si passa ad una verifica più soggettiva, ove la tua collaborazione è particolarmente importante. 

In genere oltre al passaporto la banca ti chiederà una utenza domestica e quella che viene definita “proof of funds” o “proof of wealth”. 

Il passaporto lo si usa principalmente per la verifica sui database. 

L’utenza e la “proof of funds” servono ad inquadrarti come persona e ci si basa su quelle che possiamo definire “situazioni ragionevoli”. 

Facciamo qualche esempio per capire meglio.

Individuo di 45 anni, Italiano, residenza estera, vuole aprire conto societario in Paese terzo.

Dalle informazioni fornite l’azienda si occupa di sviluppo energetico ( Green Energy ) a livello internazionale, non ha dipendenti. Il titolare stima 500.000 / 1M Euro l’anno di incassi. 

La documentazione fornita però dimostra che la persona è titolare di conto bancario online con un saldo di 2000 euro, tale conto è stato aperto 6 mesi prima e non vi è storia bancaria precedente. 

Questa è la classica situazione che fa accendere i campanelli d’allarme. Una “situazione ragionevole” ci dice che un individuo di 45 anni, imprenditore, che vuole operare a livello internazionale semplicemente non può trovarsi in quella situazione bancaria. 

Di conseguenza è presumibile che tale persona stia operando come prestanome, al fine di ripulire fondi di dubbia provenienza. 

Altri punti critici possono invece nascere dal Curriculum Vitae totalmente incoerente con le attività svolte. 

In una situazione ragionevole ci si aspetta che questo individuo – che ricordiamolo sta operando a livello internazionale – fornisca una storia bancaria di lungo corso, con un conto bancario indicante un reddito adeguato ed altrettante spese correnti; magari una carta di credito o un finanziamento in corso. 

Ecco perché è importante avere un conto bancario personale, ove far confluire i redditi prodotti dalla propria azienda, e con cui pagare le spese di tutti giorni. 

Solo così potrai finalmente dimostrare alle banche che possono fidarsi, che non sei un prestanome, e che ciò che fai è perfettamente lecito. 

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.

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