I programmi di cittadinanza per investimento (CBI) nei Caraibi, noti come “passaporti d’oro”, sono diventati una fonte significativa di entrate per diverse nazioni insulari, come Dominica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, e Antigua e Barbuda. Tuttavia, questi programmi sono sotto la lente d’ingrandimento dell’Unione Europea, che ha sollevato preoccupazioni riguardo ai rischi di sicurezza e alle implicazioni etiche di tali iniziative.
Le entrate dai Programmi di CBI
I programmi di CBI nei Caraibi generano collettivamente circa 579 milioni di dollari all’anno. Questi programmi consentono agli individui facoltosi di ottenere la cittadinanza in cambio di investimenti significativi nel paese ospitante, offrendo spesso vantaggi come la possibilità di viaggiare senza visto in numerosi paesi, inclusi quelli dell’UE.
Le preoccupazioni dell’UE
L’UE ha espresso serie preoccupazioni riguardo a questi programmi, temendo che possano facilitare il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale e la corruzione. Un rapporto recente ha rivelato che oltre 88.000 passaporti sono stati emessi da cinque stati caraibici, con destinatari provenienti da paesi come Russia, Iran e Cina. Questi passaporti permettono ai titolari di cambiare nome e identità, complicando i controlli di frontiera e l’applicazione delle sanzioni internazionali.
Le misure di regolamentazione
In risposta alle pressioni internazionali, quattro paesi caraibici hanno deciso di aumentare il costo dei passaporti d’oro a un minimo di 200.000 dollari a partire dal 30 giugno 2024. Questa mossa mira a ridurre le irregolarità e migliorare la trasparenza. Inoltre, sono stati introdotti nuovi protocolli per rafforzare la supervisione e la cooperazione internazionale, inclusi audit indipendenti e la condivisione di dati sui candidati ai programmi di CBI.
Le dichiarazioni dei leader Caraibici
I leader dei paesi caraibici coinvolti hanno difeso i loro programmi, sottolineando l’importanza economica di questi investimenti e assicurando che vengono effettuati controlli rigorosi. Il Primo Ministro di Dominica, Roosevelt Skerritt, ha dichiarato che i paesi stanno lavorando per sviluppare una legislazione comune che affronti le preoccupazioni sollevate dall’UE, enfatizzando la trasparenza e la legalità delle operazioni.
Mentre questi programmi continuano a evolversi, sarà cruciale monitorare come le nazioni caraibiche e l’UE collaboreranno per garantire che tali iniziative siano gestite in modo responsabile e trasparente, proteggendo al contempo gli interessi di tutte le parti coinvolte.
Si potrebbe essere portati a pensare e credere che nella loro sovranità i paesi Caraibici potrebbero (o dovrebbero) ignorare le pressioni esterne europee, ma in realtà non è possibile.
Non è un problema di sovranità o di ingerenza politica; se da un lato i paesi Caraibici sono perfettamente liberi di gestire i programmi CBI come meglio credono, dall’altro Europa, Stati Uniti ed altre nazioni sono perfettamente libere di rivedere e cancellare gli accordi di esenzione dal visto.
Appare quindi chiaro che la collaborazione diventa fondamentale, perché nessuno andrà ad investire in un passaporto inutilizzabile per viaggiare.