banca tradizionale fintech

Banca Tradizionale o Fintech?

Grazie alla tecnologia ed alle connessioni internet ad alta velocità presenti quasi ovunque nel mondo, oggi sempre più utenti abbandonano l’utilizzo della banca tradizionale a favore delle fintech. 

Ma non solo. A livello globale molte primarie banche stanno lentamente transitando dal fornire servizi retail (al cliente finale), al fornire servizi riservati (a fintech o a clientela riservata). 

Tutto ciò in un ottica di ottimizzazione delle risorse.

E’ indubbio che per una banca tradizionale mantenere filiali, personale, strutture informatiche per poter servire un elevato numero di utenti a basso valore è assolutamente anti-economico. 

Ecco quindi che assistiamo progressivamente ad un inasprimento delle condizioni di accesso a molte primarie banche internazionali:

– maggiore selezione della clientela

– aumento dei requisiti minimi di deposito

– aumento dei servizi di private banking 

Per accedere ai servizi di queste banche dobbiamo avere una buona reputazione ed un buon capitale da lasciare in gestione. 

Lo stesso discorso, ma con requisiti ancora più stringenti, lo possiamo riportare ai conti aziendali. 

Una banca internazionale non ha, e non avrà, il minimo interesse ad accettare quale cliente un’azienda con sede in qualche paradiso fiscale e che lavora prettamente online a meno di non avere alle spalle un elevato volume di transazioni. E per elevato intendo milioni. 

Una simile azienda è solo un rischio, un costo che non si ripaga. 

Ecco quindi che entrano in gioco le fintech. 

Queste aziende, queste banche, sono perfettamente strutturate per poter fornire servizi bancari efficienti e con costi assolutamente ridotti. 

Parlando di conti personali, quasi in tutte le fintech troviamo servizi pressoché gratuiti, in cui si pagano solo le commissioni di transazione. 

Stiamo notando però un aumento dei costi per l’apertura e la gestione dei conti societari. 

Se fino a pochi anni fa un conto online per una società offshore aveva un costo grossomodo simile a quello personale, oggi le fintech si stanno allineando e dividendo su due filoni principali:

– quelle che non aprono conti a società offshore.

– quelle che aprono, ma applicano fee importanti.

C’è poco da lamentarsi, sono aziende private, sanno farsi i loro calcoli e sanno benissimo che chi opera con certe strutture lo fa per non pagare imposte. 

A mio avviso… ringraziamo che esistono, paghiamo pegno e andiamo avanti. 

L’alternativa per avere conti meno costosi? Semplice: lavorare on-shore, pagare imposte, tasse e contributi. 

Tra le due direi che è meglio lasciare 2-3000 euro all’anno alla fintech. 

Ma quanto sono sicure le fintech? 

Dobbiamo specificare due tipologie di sicurezza: aziendale ed infrastrutturale. 

Posto che il maggior rischio di frodi deriva dal comportamento dell’utente, possiamo comunque affermare che la sicurezza delle infrastrutture informatiche delle fintech è nella maggior parte dei casi nettamente superiore a quella di una banca tradizionale. 

Le fintech si basano proprio sull’innovazione e sulla sicurezza informatica, e su questo eccellono: piattaforme sicure, rapide e generalmente di semplice utilizzo. 

Negli home banking delle banche tradizionali troviamo spesso sistemi obsoleti, pesanti e complessi, quasi una rivisitazione dei software usati dagli addetti allo sportello. 

La stabilità aziendale invece è molto più complessa da stabilire: come per le banche tradizionali non possiamo avere la certezza di quello che avviene “dietro le quinte”. 

Quindi non possiamo tutelarci? 

Tutt’altro. Abbiamo diversi strumenti per assicurarci un buon margine di sicurezza prima di depositare i nostri soldi chissà dove. 

Verifichiamo le licenze. 

Fino a qualche anno fa il settore era poco o nulla regolamentato, oggi per poter operare è necessario ottenere una licenza finanziaria. 

Verifichiamo che questa licenza sia emessa da una nazione affidabile: nella maggior parte dei casi la fintech avrà licenza Lituana. Va bene. 

Maggior attenzione andrà posta per fintech extra-eu, specie se con licenze esotiche. 

Due diligence

La due diligence è il processo di verifica della clientela. E’ uno standard internazionale e tutti gli operatori del settore vi devono sottostare. 

Fintech che aprono conti personali o aziendali con due diligence troppo semplici o nulle devono metterci in guardia. La possibilità che stiano cercando di attirare tanti clienti ( e depositi ) in poco tempo per poi sparire è alta. 

Attenzione ai dettagli!

Valutiamo sempre tutti i dettagli durante l’intero processo di onboarding, indirizzi, eventuali recapiti telefonici, email. 

A volte capita di imbattersi in servizi che pubblicizzano alta privacy, apertura di conti IBAN, sede europea, ma una volta attivato l’account ci si ritrova con banche d’appoggio in Africa o Asia. 

Anche in questo caso, se le informazioni che ci arrivano sono molto confuse e discordanti, evitiamo l’utilizzo. Avremo perso il tempo dedicato, ma non il nostro denaro. 

Le fintech saranno il futuro dei servizi bancari retail, rifiutarle significherà sempre più perdere occasioni per sviluppare il proprio business a livello internazionale. 

Di Andy

International Tax Planner and Offshore Services Provider.

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